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domenica 17 aprile 2011

BIUTIFUL: PASSEGGIANDO TRA LA VITA E LA MORTE

Pochi giorni fa ho visto finalmente "Biutiful", ultimo lavoro del regista e scrittore messicano Alejandro Gonzales Inarritu.
Avevo sentito parlare davvero molto di questo film, come dei suoi precedenti lavori, ma ho voluto dimenticare ogni informazione per concedermi a questa visione totalmente.
La storia, con dentro tante storie, come vuole lo schema cinematografico di questo regista, si dipana tra le strade di una Barcellona sconosciuta, di perifieria, vertendo su personaggi duri, veri e miserabili.
Javier Bardem interpreta Uxbal:  padre, marito, sensitivo.
Nella sua vita questi tre aspetti si incrociano creando una rappresentazione dell'uomo arrivato alla fine: fine della speranza, dell'"immondizia" e  della fatica che si fa nel dover scegliere ogni giorno tra il bene e il male.
Da una parte i figli: questo dono pazzesco che non si riesce a controllare.
Crescono, imparano, e ti restituiscono un'immagine della vita pura, candida, incontaminata.
Dall'altra parte tutto il resto: un lavoro, ricavato dallo sfruttamento dell'immigrazione sociale, una moglie che e' tutto un sbaglio, una malattia che ti sta gia' uccidendo.
Uxbal agisce d'istinto: ama, aiuta, difende la sua prole, cerca di arginare il male di cui fa parte in modo indiscutibile, invano.
La vita non lo premia, non lo consola, non gli lascia una sola possibilita' di potersela raccontare.
E allora si impegna nell'unica cosa per la quale ha senso anche una vita cosi' miserabile come la sua: prepara la vita che sara' per i suoi figli. Senza di lui.

E' un film perfetto. Per me, il migliore di Inarritu. Tempi rapidi, storie legate tra di loro con una saldatura efficace, dialoghi misurati, come il respiro di Bardem nella scena finale.
I personaggi sono essenziali, niente si aggiunge alla loro vita "sottile". 
Non c'e' salvezza. Non c'e' Dio.
La frase:"amore quelle che vedi non sono le stelle, e' solo il tuo sistema nervoso."

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